LO SMART WORKING DEL 2020? SOLO UNA PROVA GENERALE

Quella che è in atto non è di certo una rivoluzione del modo di lavorare, ma è solo uno spostamento di sede

Prima che lo smart working diventi "real" smart working, ci sono dei passaggi obbligatori da fare


Primo fra tutti capire una cosa: lo smart working non è stare davanti al pc di casa propria per otto ore al giorno, cinque giorni su sei.  E alzarsi, per carità, di tanto in tanto per andare in bagno o fare qualche spuntino. Di "smart" in questa prassi, onestamente, non c'è proprio nulla.

Questo è quello che, ahinoi, si fa da tredici mesi a questa parte. Perché, ovviamente, non è stato regolamentato lo smart working, si è trattato di un semplice trasferimento di sede: dall'azienda a casa propria. Stop. Niente di più. 

Il real smart working

E' questa la sfida del futuro per il mondo del lavoro: il lavoro intelligente, agile. Non il lavoro domestico.

Cosa intendo? Una riorganizzazione del modo di concepire il lavoro, non più a ore, ma ad obiettivi da raggiungere, con il parallelo sviluppo di una nuova competenza da parte dei lavoratori: la gestione del tempo.

Ma non al ribasso, come spesso accade, bensì al rialzo: ossia ottenere l'obiettivo prefissato in un tempo ragionevolmente ridotto. In modo da poter guardare al prossimo.

Utopia?

Per ora sì, perché manca un tassello fondamentale. Deve cambiare la logica del lavoro anche da un punto di vista retributivo: non più pagare a ora ("devo stare 8 ore davanti al pc, mi pagano per questo, quindi posso decidere anche di fare il minimo indispensabile") ma ad obiettivi. In questo modo si innesca, soprattutto per la pubblica amministrazione, un meccanismo di snellimento delle procedure e del disbrigo pratiche che, forse, farebbe rientrare l'Italia in Europa!

No matter where you are

Ecco, quindi, che crolla ogni importanza sul luogo effettivo di dove si svolge il lavoro. Esiste infatti una nuova categoria di lavoratori, i cosiddetti NOMADI DIGITALI, ossia coloro che cercano una sistemazione comoda per poter svolgere le mansioni che prima svolgevano in azienda. 

E i luoghi sono tanti come dice, in un post, E-habitat che sottolinea come ci siano tanti, tantissimi lavoratori che non andando più in azienda decidono di trasferirsi in luoghi ameni dove trarre anche benefici personali nell'ottica del wellbeing e del benessere personale. Perché, si sa, stare bene con se stessi aiuta a lavorare meglio.

C'è chi si trasferisce in antichi borghi, chi va al mare. E chi, come Borgooffice ha avuto un'idea innovativa: offrire ospitalità ai lavoratori in una delle aziende agricole associate, in cambio di un sostegno all'attività da parte del lavoratore stesso. E' economia circolare, bellezza

Sul sito dell'azienda, c'è anche la cartina dell'Italia e tutti i punti, o meglio, tutti i borghi da poter scegliere come luogo di lavoro. Toscana e Umbria le regioni con il maggior numero di opzioni. 

Dilettamente

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