LE SCELTE IN TEMPI DI PANDEMIA: SALUTE O TENUTA SOCIALE. PER ENTRAMBE MANCANO I SOLDI
E' da parecchi giorni che ci penso, anche in maniera continua. Nessuno lo dice in termini chiari ma la sensazione è che il maggior impegno economico dello Stato stia andando in una direzione
Da domani partono i tempi per le aziende in "perdita" per accedere ai ristori del Decreto Sostegni, ma la rabbia sta aumentando di settore in settore, e, questa volta, in tutta Italia
Ho imparato, però, una cosa: a tentare di decodificare cosa c'è dietro all'uso delle parole cosiddette di facciata. Ebbene, una delle parole più usate dal linguaggio pubblico di qualsiasi tipo di ente o istituzione, in questi lunghi 14 mesi, è stato PRIORITA'.
Sono stati, di volta in volta, priorità: i dispositivi di protezione individuale, le chiusure di tutte le attività, i tamponi, le vacanze a raggio ridotto, il distanziamento, la cassa integrazione, il sostegno all'economia.
I VACCINI
Adesso la priorità indiscussa sono i VACCINI. Ecco perché mi sta venendo il ragionevole dubbio che l'altro aspetto, quello della tenuta sociale, non lo sia davvero. E la conferma mi viene dai calcoli, rapidi e spiccioli, che sono stati fatti nei giorni scorsi da imprenditori, industriali.
Per i quali le perdite di fatturato superiori al 30% si sono tradotte in cifre a cinque zeri. E da questo contributo a fondo perduto, di euro ne riceveranno, bene che va, diecimila. Neppure, in alcuni casi, a copertura dei costi fissi di un mese.
Né, tantomeno, i precedenti decreti hanno stanziato cifre tali da far stare tranquilli gli imprenditori, ma, forse, in quelle occasioni, si sperava in uno stop dell'emergenza già la scorsa estate. Così non è stato, e dall'autunno a oggi la situazione è peggiorata mese dopo mese. Il risultato? Sono le proteste in piazza, ovunque e di tutte le categorie.
LA TENUTA DEL PAESE PASSA PER I SETTORI CHIUSI
Dall'abbigliamento e calzature alle botteghe artigianali - di cui l'Italia è piena - passando per i gestori di bar, pub e pizzerie che hanno annunciato la ferma intenzione di riaprire a prescindere il prossimo 7 aprile.
I soldi non ci sono per comprare i vaccini (in relazione ai quali, tra le altre cose, i titolari dei negozi e i dipendenti ancora non rientrano neppure nelle categorie prioritarie) e, insieme, ristorare le attività chiuse.
Ma se si sceglie di avere la salute come priorità, allora proprio in quest'ottica tutti i dipendenti dei settori "chiusi" dovrebbero riceverlo il vaccino. Adesso però. Come è stato fatto con la scuola. In modo che la riapertura sia davvero sicura, e, soprattutto, definitiva.
Dilettamente
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