LAVORI DA CASA? TI ARRIVA IL BONUS A COPERTURA DELLE SPESE

Tra le ipotesi da inserire nel nuovo decreto ristori ci sarebbe spazio anche per un bonus a copertura delle spese per gli smart workers

Sono trascorsi più di dieci mesi dall'avvio dello smart working che, oltre a diventare "proverbiale" per via della tuta o del pigiama come nuovo outfit di lavoro, si è anche tradotto in una serie di aggravi dei costi a carico dei lavoratori.



Lavorare da casa (come me in questo istante) è senza dubbio una comodità. Vuoi per il maggiore relax, vuoi per la possibilità di poter comunque lanciare un'occhiata di controllo alla prole e non sentirci più genitori degeneri.

Fino ad ora, però, soprattutto nel settore privato, essere smart workers si è tradotto in:

  • assenza di orari definiti, principalmente per la fine della giornata
  • maggiore consumo di corrente elettrica e connessione internet
  • maggiore consumo di gas per via della necessità di riscaldamento in orari prolungamenti
  • peggioramento della vista 
Tutte spese a carico dei lavoratori stessi. E che di certo non rientrano negli stipendi ordinari pre-Covid. Per questo motivo i sindacati hanno avanzato l'ipotesi di un bonus a copertura delle spese anche per chi lavora da casa. A mo' di ristoro dell'aggravio dei costi. 

I calcoli sono ancora lontani, ma le intenzioni ci sono.

Il bonus, dunque, dovrebbe coprire le spese aggiuntive di luce, gas, internet e abbonamenti per gli smartphone. Ma, in altri casi, anche un parziale rientro dei buoni pasto che non sono stati mai consumati nei mesi di lavoro da casa.
Stesso ragionamento per lo straordinario, che, onestamente, difficilmente è stato conteggiato dai datori di lavoro. 

Ma, al di là dei bonus, un'altra polemica che, sin dall'inizio, ha accompagnato lo smart working è stata legata alla produttività, spesso messa in dubbio. Più nel pubblico che nel privato in verità.

Ecco perché ci si chiede, in buona sostanza, se lo smart working abbia migliorato o peggiorato la qualità del lavoro. Stando all'ultimo paper di Bankitalia, nel settore privato il lavoro agile aiuta. Di seguito un estratto del documento.

 

"Nella prima parte del 2020 oltre il 14 per cento dei lavoratori del settore privato non agricolo ha svolto la prestazione lavorativa da remoto; un anno prima la percentuale era inferiore all’1,5 per cento. L’incremento ha interessato soprattutto le donne, i lavoratori delle imprese di maggiori dimensioni e dei settori le cui mansioni più si prestano a essere svolte a distanza. Rispetto a chi non ha lavorato in smart working, in media i dipendenti che hanno usufruito del lavoro agile hanno conseguito una retribuzione mensile più elevata, per effetto del maggior numero di ore lavorate, e hanno fatto meno ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni.   "                                                                                                                   

                                                                                                                                                 

Dilettamente

Commenti

Post popolari in questo blog

CHI SONO I GREEN INFLUENCER E PERCHE' PIACCIONO TANTO

VIOLENZE DI GENERE: ADDIO ALLA SCHIAVITU' ECONOMICA. ECCO IL REDDITO DI LIBERTA'

RECOVERY FUND: I SOLDI CI SONO, MA SAPETE L'ITALIA QUANTE CONDIZIONI DEVE RISPETTARE PER AVERLI?